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Il tema comune portante di questa edizione del Festival di Venezia, è il (ri)trovamento del proprio io e l'accettazione di sé stessi. E C.R.A.Z.Y, più di ogni altro film di questa Mostra, incarna perfettamente questa tematica, filtrandola sotto un occhio cool di rock n' roll glamour che passa dall'ambiguità sessuale di un Ziggy Stardust/David Bowie, all'aggressività punk dei Sex Pistols.

Un po' ci ricorda Donnie Darko, per quella confezione estetica videoclippara che volge l'occhio alla nuova era post-Mtv, dove l'uso della colonna sonora assume un'importanza abbastanza rilevante nel enfatizzare la messa in scena, che riesce comunque ad essere essenzialmente fluida, cool, e rock/pop.
Il fattore migliore del film di Jean-Marc Vallèe è nel riuscire ad affrontare tematiche sensibili come l'omosessualità o il rapporto padre/figlio, il tutto senza quella banalità superficiale che si rischia di dare affrontando queste tematiche e tentando di avere un approccio essenzialmente commerciale.
C.R.A.Z.Y possiede una freschezza narrativa che è tutto tranne che banale, soprattutto per la cura psicologica dell'evoluzione del protagonista, affrontata con una sensibilità che ha quasi del toccante per l'assenza di contaminazioni fasulle o esagerazioni sentimentali.
E' una naturalità consequenziale nel descrivere le emozioni di un ragazzo incapace di accettare la propria natura (omo)sessuale visto sotto un occhio ironico e brillante.
In questo senso, è bellissimo osservare come il protagonista, inizialmente un fanatico di David Bowie, cerchi a tutti i costi di rinnegare la propria (omo)sessualità, tanto da rinnegare il suo Ziggy Stardust nascondendo il proprio ego dietro quel Johnny Rotten, vocalist dei Sex Pistols. E' la musica punk che diventa simbolo di caos mentale/sessuale, il frastornamento musicale per dimenticare il proprio passato e cercare di appoggiarsi al potere dell'auto-convinzione.
Ma morale dell'opera, ancora una volta, è il ritorno alle proprie origini, una fase forse dolorosa ma inevitabile, una fase che prima lo si accetta, meglio è.

E poi, come ciliegina sulla torta, c'è la combinazione metempsicotica tra immagine e rock n' roll, che culmina in quella bellissima scena del protagonista, davanti allo specchio e truccato come Bowie con "Space Oddity" sparato al massimo del volume alla radio (e in sala). E' il fanatismo tenero di un fan perduto nella propria dimensione spazio/temporale. Un omaggio fortissimo alla potenza non solo dell'immagine cinematografica, ma anche alla musica, quella vera, all'insegna della creatività che solo il Rock riesce a trasmettere.

Pierre Hombrebueno - FilmUp