I ragazzi e la voglia di lavorare
Uno dei miei migliori amici aveva un padre comunista. Dico aveva il padre perché durante l'adolescenza non si ha ancora un'idea politica decente.
Il suo papà era un pittore, appassionato d'arte e di storia dell'arte. Aveva collaborato per un progetto editoriale riguardo certi scavi in un paesino. E gli avevano anche affibiato il suo popò di roba da vendere. Libri che molti non leggerebbero. Già la gente non legge di suo, immaginiamoci di storia dell'arte locale.
Comunque fa a me e a suo figlio: 'ragazzi, predetevi un pò di questi libri e vedete se riuscite a venderli. I soldi ve li potete tenere!'.
Io subito partì in quarta! Stavo già studiando il modo, tra buste e cartelle liberate, per mettere la roba e andare a rompere le scatole casa per casa, sicuro che qualcosa, con gentilezza e sana testa dura, ci sarebbe uscito.
Quando: "Ma dai, ma che vai facendo... Ma chi ce la fa fare... Che figura..."
Il figlio si rifiutò in ogni modo.
Un'altra volta, eravamo sempre nei periodi preadolescenziali, io e un altro mio caro amico i cui genitori erano comunisti, e ci trovavamo in una locale marina. Stavamo passeggiando per i fatti nostri quando passamo davanti una piccola pescheria. Un vecchietto che stava scaricando scatole di pesce fresco ci fece: "Ragazzini! Aspettate! Datemi una mano per favore! vi do 50 mila lire se mi scaricate queste cassette e le mettete apposto!".
Io mi stavo sfilando già la maglietta per non sporcarla quando il mio amico: "No, no, assolutamente!".
Allora io dissi: "Senta... se mi da 100 mila lire gliele metto apposto tutte io!".
Ma il mio amico incominciò tutto un discorso sul fatto che ci saremmo sporcati e indispettì il tizio ad un punto tale che fui costretto ad andarmene via anch'io...