Monir (PG INESISTENTE)

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} Monir
00lunedì 21 maggio 2012 23:59
Karma: 522


}Parla la madre.

Hai mai visto il deserto?
Il suo grembo è fatto di polvere e i suoi seni di sabbia. Ha un occhio di sole e tante, tante stelle. No. Un posto migliore non c’è.
La luna era alta nel cielo la notte che venne al mondo. Suo padre, di origini greche, volle darle come primo nome Galene. Io, che la partorii sotto il cielo di Allah, la chiamai Monir Masheed, che significa “colei che splende nella luce della luna”. Le ho donato i miei occhi di verdi pascoli, che qua in Persia non ne vedrà mai. Le ho consegnato i miei capelli d’ebano, che qua in Persia gli alberi hanno il colore della siccità.

Galene era solo una bambina quando compresi che mi avrebbe lasciata. Lo capii dal modo in cui guardava l’orizzonte. A cinque anni avrebbe dovuto giocare con i fratelli, o intrecciare i capelli delle sorelle. Ma queste cose non sembravano interessarle. Mi chiedeva soltanto se c’era un posto migliore ed io ogni volta la prendevo per mano e la conducevo fuori, indicandole ciò che ci circondava e rispondendole:
«Hai mai visto il deserto? Il suo grembo è fatto di polvere e i suoi seni di sabbia. Ha un occhio di sole e tante, tante stelle. No. Un posto migliore non c’è.»
Ma mentivo. Qualsiasi posto sarebbe stato migliore di questo, per lei. Lei col suo sguardo da grande e le mani da bambina.

Per il suo undicesimo compleanno, la portai con me al mercato e la invitai a scegliere un dono. Il bazar dei monili non lo guardò neanche. Allo stesso modo ignorò quello delle stoffe e superò quello dei profumi. Mi trascinò fino al mercante di libri e ne prese uno fra le mani, sfogliandolo come se fosse prezioso.
«Cosa sono questi?»
«Sono libri, non ne hai mai visto uno?»
«No.»
«Quindi non sai né leggere né scrivere?»
«No.»
«Potrei insegnartelo…»
Non riuscii ad intromettermi in quella breve conversazione che Galene ebbe col mercante. In fondo al cuore, probabilmente, desideravo per lei una vita migliore della mia. E quando in silenzio la portai via dal mercato, dimenticai di non averle comprato niente.
Quella notte mi sorprese a guardare le stelle e mi prese lei per mano. Mi portò fuori dalla nostra tenda e mi disse:
«Hai mai visto il deserto? Il suo grembo è fatto di polvere e i suoi seni di sabbia. Ha un occhio di sole e tante, tante stelle. No. Un posto migliore non c’è. »
«Se vuoi imparare a leggere e scrivere, puoi farlo.» le dissi.
«Voglio.»
Mi voltai a guardarla. Non sorrideva. C’era nel suo sguardo una decisione che aveva preso comunque, prima ancora che le diedi il permesso. Fu allora che mi resi conto che tenerla con me sarebbe stato come condannarla, ma che, al contempo, assecondarla, sarebbe stato condannare tutti gli altri.
«Domani torneremo dal mercante e vedremo cosa vuole in cambio»

L’indomani il mercante non fu sorpreso di rivederci davanti a lui. Era un uomo anziano e, in cambio dei suoi insegnamenti, chiese soltanto che Galene lo aiutasse col bazar. Accettammo e ogni mattina, per i quattro anni che seguirono, Galene lavorò con lui.



}Parla Rasheed, mercante di libri.

La vidi arrivare da lontano, quel giorno. Strisciava in mezzo alla folla come un serpente, trascinandosi dietro una donna che, seppi l’indomani, era sua madre. Prese il De Bello Gallico di Cesare fra le mani. Lo sfogliò rapita e compresi che non aveva mai visto un libro prima d’allora. Mi offrii di insegnarle a leggere e scrivere se mi avesse aiutato al mercato. Ma nei quattro anni che seguirono, compresi che stavo nutrendo una bestia.
Si chiamava Galene Monir Masheed Almahm ed era diversa da tutti gli altri. Lavorava di buona lena e parlava poco. Apprese a leggere e scrivere con una velocità pari solo a quella con cui divorava un testo dopo l’altro. Conobbe il pensiero dei filosofi e dei grandi pensatori del passato. Ma amava Caligola, l’imperatore sanguinario. Diceva che l’uomo domina le bestie perché si è elevato su di esse. Diceva che se si fosse elevato sugli altri uomini li avrebbe dominati tutti. Tradussi per lei ciò che era scritto in greco, latino, o altre lingue diverse dalla sua. Il mondo l’affascinava e si rese conto ben presto che era molto più grande del deserto. Molto più bello della Persia.
«Rasheed, sei mai stato in altri luoghi?»
«Cosa intendi con “altri luoghi”?»
«Intendo posti oltre la Persia.»
«Si, ho viaggiato molto nella mia vita.»
«E c’è un posto migliore di questo?»
«Sono vecchio e stanco, Galene. Torna a casa. È tardi.»


}Parla Ahmad, capo di un gruppo di predoni.

Avremmo saccheggiato Kashan prima di arrivare a Tehran. I cavalli avevano sete e noi avevamo fame. Quella notte stavamo attraversando il deserto fra le due città quando la vidi. Camminava guardando il cielo, sembrava contare le stelle. Indossava una tunica color sabbia e aveva dei lunghi capelli neri. Spronai il mio cavallo e le andai incontro. Quando se ne accorse non si mise a scappare ma anzi si voltò e mi guardò dritto negli occhi. Rallentai, mi accostai a lei e ordinai ai miei uomini di proseguire.
«Chi sei?»
Mi domandò.
«Ahmad, e tu?»
«Galene.»
«Quanti anni hai, Galene?»
«Quindici.»
«E cosa ci fai da sola nel deserto? Non sai che ci sono i predoni?»
«Tu sei uno di loro?»
«Si. Non hai paura? Potrei prenderti e portarti via.»
Fu allora che accadde: la sua mano si tese verso di me, mentre la sua voce disse soltanto:
«Fallo.»
La raccolsi come fosse un fiore, l’aiutai a montare in sella davanti a me, e poi raggiunsi i miei uomini al galoppo. La portai via. Non so da chi, ma non la rividero più, perché lasciammo Kashan quella notte stessa. Ci fermammo a Tehran per un po’. Galene non sembrava triste. Una mattina, mentre si lasciava baciare dal sole, con gli occhi chiusi ed il vento fra i capelli, le chiesi cosa cercasse. Mi rispose che cercava soltanto un posto migliore di quello, ma nella sua voce c’era molto di più. Le dissi che la Persia è grande e che ci sono molti posti ma tutti uguali. Mi rispose chiedendomi se avessi mai visto il deserto. Mi disse che il suo grembo è fatto di sabbia e i suoi seni di dune. Che ha un occhio di sole e tante, tante stelle. E che no. Posto migliore non c’è.
«Allora perché vuoi lasciarlo?»
«Perché la Persia non mi basta più.»

Era vero, non le bastava. Le insegnai a cavalcare e le regalai un cavallo tutto suo. Le piaceva quello che facevamo e cominciò a spingere i saccheggi sempre più verso il confine. Aveva un spiccato senso per il comando e i miei uomini divennero suoi. Galene cresceva e ogni giorno si faceva più bella. Aveva grinta e forza ed era libera. Le insegnai a difendersi ed attaccare. Le armi con cui pareva più a suo agio erano coltelli e spade corte. Ci allenavamo ogni giorno e divenne abbastanza brava da impedirmi di insegnarle altro. Fu allora che cominciò lei ad insegnare qualcosa a me. Mi parlò di quella cultura che amava, di come fosse grande il mondo nelle parole di Cesare. E debole, in quelle di Caligola. E ad ogni parola m’innamoravo di quel suo mondo, e lo temevo. Allo stesso modo, ogni giorno, mi innamoravo di lei. E la temevo.
Poi, all’improvviso, arrivammo alla fine del deserto. Di tutti i deserti. Lei aveva vent’anni e guardava l’orizzonte, che era fatto d’acqua. Non parlava, ma era come se mi gridasse addosso i suoi pensieri. Poi, un pomeriggio, mi disse addio.
«Vieni con me.»
«Galene, come potrei…io vivo di questo. Sono nato qui e anche tu. Non c’è posto migliore al mondo.»
«Come puoi saperlo, se non hai mai lasciato questi confini?»
«Potrei farti la stessa domanda.»
«Ahmad, io lo so.»
«Non lasciarmi»
«Vieni con me, ti ho detto.»
«Non posso.»
«Ed io non posso restare.»
Se ne andò al calar del sole, e non la rividi mai più.


}Parla Suzanne.

Veniva dalla Persia. Aveva viaggiato da sola per un anno intero quando giunse da me. Era stanca e provata, denutrita e magra come un fuscello in procinto di spezzarsi. Ma si guardava attorno vittoriosa come se avesse spezzato qualche catena e, prima ancora di chiedermi del cibo o dell’acqua, mi domandò che posto fosse. Lei dissi che era la Britannia e che non era niente di speciale. Ma a lei piaceva. Aveva ventuno anni ed io quasi ottanta. Curai le sue membra appena in tempo, si era ridotta davvero all’osso e aveva preteso dal proprio corpo una fatica che non era più in grado di sostenere. Ci volle una settimana prima che potesse alzarsi dal letto.
«Io sono Suzanne, qual è il tuo nome?»
«Galene»
«Cosa vai cercando?»
«Un posto migliore. Diverso.»
«Diverso da cosa?»
«Dal deserto.»
«Conosco un luogo diverso da qualsiasi altro.»
«Indicami la strada»
«Sono vecchia e sola…te lo rivelerò in punto di morte, se resterai con me fino ad allora»
« E sia.»

Galene vive con me da quattro anni ormai. È rimasta per rispettare la sua parola. Non mi fido di lei. Ha negli occhi una scintilla che mi fa tremare i polsi. Ma sono vecchia e stanca. E sola. E non mi ha mai dato problemi. Credo di essermi affezionata a lei, in fondo. È una donna, ormai. Una donna senza patrìa. Ha lasciato la Persia perché non era il suo posto, ma nemmeno questo lo è. Ha il deserto intorno. Lo ha addosso. Lo ha nel cuore. Forse solo l’Isola Sacra potrà curarla.


}Parla Galene.

Suzanne stava morendo. Mi chiamò a sé e mi disse di Barrington. Mi spiegò come raggiungerla e mi parlò del lago e di come arrivare all’Isola delle Mele. Mi raccontò del Tor e della Foresta. Del Tempio e delle Sacerdotesse. Mi rivelò di aver vissuto in quel luogo a lungo e che là tutti trovano la propria terra, prima o dopo. Mi suggerì di tenere stretto il mio passato. Di custodirlo come un tesoro prezioso e di non dare agli altri troppe informazioni su di me. Mi disse che Barrington è un luogo pericoloso.
Poco prima di spegnersi mi chiese di parlarle della mia terra natìa, io annuii e le risposi:
« Hai mai visto il deserto? Il suo grembo è fatto di polvere e i suoi seni di sabbia. Ha un occhio di sole e tante, tante stelle. No. Un posto migliore non c’è. »

} Monir
00martedì 22 maggio 2012 00:01
Nome completo: Galene Monir Masheed Almahm
Altezza: 1,65 m
Peso: 45 kg
Occhi: Verdi
Capelli: Neri, lievemente ondulati, lunghi fino alle spalle
Età: 25 anni
Descrizione fisica: Corporatura magra. Carnagione chiara ed efelidi su viso, collo e petto.
Allineamento morale: Caotico Neutrale
Terre di Provenienza: Kashan (Città della Persia)
Lingua d’origine: Arabo
Skill richiesta da BG: Esperienza armi da rissa (Livello I)
==leia==
00sabato 26 maggio 2012 11:07
Eccomi chiedo scusa per l'attesa.

BG APPROVATO
DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO MORALE: CAOTICO NEUTRALE
ESPERIENZA IN ARMI DA RISSA LV.1 APPROVATA
CLAN MEDITERRANEO (censirsi)
IL PG PARLA L'ARABO


Scheda di gioco approvata.
} Monir
00venerdì 28 dicembre 2012 12:24
Karma attuale:2652


Chiedo, come seconda skill, il primo livello di RAGGIRARE

Nella role che segue Monir riesce ad ottenere vitto e alloggio gratis all'Accademia degli Artisti facendo credere ad Yvonne di avere la danza come aspirazione e di voler entrare nella loro congrega.

°° La buona samaritana e le due forestiere °°


Grazie
Azhael
00venerdì 28 dicembre 2012 15:14

Il role è buono per l'intento di raggirare, traendo un vantaggio per il pg. Però fai più attenzione alle richieste, perchè la skill RAGGIRARE non esiste. Si chiama SOTTERFUGIO.


BG APPROVATO
DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO MORALE: CAOTICO NEUTRALE
SKILL ESPERIENZA IN ARMI DA RISSA LV.1 APPROVATA
SKILL SOTTERFUGIO LV.1 APPROVATA

CLAN MEDITERRANEO (censirsi)
IL PG PARLA L'ARABO


SCHEDA IN GIOCO DA AGGIORNATA


} Monir
00venerdì 28 dicembre 2012 16:19
Re:
Azhael, 28/12/2012 15:14:


Il role è buono per l'intento di raggirare, traendo un vantaggio per il pg. Però fai più attenzione alle richieste, perchè la skill RAGGIRARE non esiste. Si chiama SOTTERFUGIO.


BG APPROVATO
DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO MORALE: CAOTICO NEUTRALE
SKILL ESPERIENZA IN ARMI DA RISSA LV.1 APPROVATA
SKILL SOTTERFUGIO LV.1 APPROVATA

CLAN MEDITERRANEO (censirsi)
IL PG PARLA L'ARABO

SCHEDA IN GIOCO DA AGGIORNARE






Da dove me lo sono tolta Raggirare??? Ahahah grazie comunque :)

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