Elyah [[Eterocromia]] (PG INESISTENTE)

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.elyah.
00venerdì 24 aprile 2009 01:11
SI RICHIEDE L’APPROVAZIONE DA PARTE DELLA PRIMA LADY DELLA RAZZA UMANA O/E DA PARTE DEL PRIMO PREFETTO, AVENDO IL PG CARATTERISTICHE PARTICOLARI (ETEROCROMIA)


APPROVAZIONE BG E PRIMA SKILL DI RAZZA

PUNTEGGIO KARMA ATTUALE 628

***


Un dì come molti altri era quello; Hethan, sedeva come di consueto sulla sua alta poltrona comoda di seta rossa, fuori della finestra, l’imbrunire arrivava inesorabile, oggi, pensa il re, son passate 13 lune da quando l’uomo, a lui caro, era andato via; quel ragazzo che al tempo era nato così diverso, cresciuto solo grazie a se stesso, al suo spirito di sopravvivenza e troppo lontano dalle genti, adesso dov’era?

Adesso, era lontano.

I gomiti si poggiarono sullo scrivano in legno massiccio ed il capo si nascose tra le gemelle ritte, un sospiro fuoriuscì dalle reali vermiglie, il silenzio avvolgeva egli, l’unico suon che accompagnava il battito ritmico delle sue vene era il foco scoppiettante sulla parete opposta.
Il cigolio della porta, ridestò il suo pensar, una piccola figura mosse qualche passo per la stanza portandosi al centro di essa, un vestitino bianco di pesante lana copriva il suo corpicino, lunghi e ricci capelli ricoprivan le spalle ed il candido visino, due iridi azzurre lo scrutavan, le manine strette l’un l’altra sul ventre, un altro piccolo passo e la piccola era di fronte ad egli.


“Vi disturbo padre?” chiese con una vocina fine e delicata quasi ad aver paura di lui.
“No, dimmi pure piccola mia” rispose il padre portando giù sul tavolo le gemelle, un grosso anello con il bastione della loro casata faceva capolinea sul suo medio.

Gli occhi della bambina lo osservavano, le era sempre piaciuto tanto, i due cerchi azzurri tornarono rapidi sul volto del padrone che la osservava attento.


“Volevo solo augurarvi la buona notte” domandò la piccola.
“Vai a dormire?” chiese l’uomo portando lo sguardo al sole che calava lento.
“Si” sbuffò ella abbassando il capo.
“La vuoi ascoltare una storia?” propose prontamente il padre alzandosi dalla sua postazione ed avvicinandosi al camino.
“Certamente!” gioì la figlia “Ci saranno re, regine e cattivi?” chiese curiosa seguendo l’altro.
“Si, piccola mia, re e regine vi son presenti, ma cattivi no” rispose il padre sedendosi su di un’altra poltrona adesso proprio accanto al fuoco.
“Non ci sono cattivi? Ma che storia e mai questa?” chiese incredula la piccina che si era seduta sul tappeto di fronte la seggiola del capo famiglia.
“Volevi i cattivi? Non hai paura?” dimanda egli con un sorriso.
“Io non ho paura dei cattivi” risponde la prole “Io sono una principessa nessuno può farmi nulla”
“E se io ti dicessi che nella mia storia ci sono, dei cattivi, che fanno del male a dei reali, ma che non sono brutti e storpi come si ostinano a raccontare, ma dei re?” sbottò provocante il padre.
“Starei ad ascoltare mio signore” sussurrò la bambina a disaggio.
“Bene mia cara, nella storia che ti andrò a raccontar vi sono re, regine e re cattivi” sospirò appena il padre ed il suo racconto cominciò “Tutto ebbe inizio diciotto equinozi di primavera orsono …”

***


“… “Il Re ha avuto il suo secondogenito!”, “Un'altra prole per il regno!”, “E’ un maschio!”, la voce di un nuovo reale si espanse veloce per tutto il regno, nessuno però urlava il nome della Regina, nessuno professava i suoi malanni, niuno proferiva ch’ella stava per abbracciare quella madre nera che tutti spettavan di vedere molto tardi, a nessuno importava, il sangue reale vi era e, di lei, bisogno alcuno non se ne aveva, ella aveva portato a termine una cosa che il suo signore non vi aveva chiesto, presto quell’eretica sarebbe scomparsa, e con lei, anche quell’errore. I fratelli maggiori entrarono nella camera del nuovo arrivato, i due non capivano ancor bene cosa stesse accadendo, tutta la servitù che si accalcava dietro la porta, il piccolo osservò il padre, non potè mai dimenticar quel viso, quell’espressione, ch’egli rivolgeva verso quella culla, il piccolo, pensò, che li dentro ci fosse qualcosa di orrendo, di ributtante, non vi si riuscì ad avvicinare, due braccia possenti lo issarono e la sorella veniva allontanata come lui, portandoli via dalla camera. Il piccolo imperterrito la sera stessa di nascosto vi entrò con assoluto silenzio, trascinò piano una seggiola vicino la culla e vi salì sopra, tra le pesanti coperte una piccola creatura dal viso roseo dormiva beata, il viso del grande si contrasse in una smorfia felice, discendendo cauto, i pensieri del bambino andarono al padre e al motivo per il quale egli quella mattina avesse quello sguardo di fronte a tanta tenerezza…”


***


“Padre?” lo interruppe la piccola.
“Dimmi cara” sussurra il canta storie verso la figlia.
“Dove si trovava questo re?” chiese con ardore.
“Il regno è proprio questo bimba mia” disse egli “Chamzyh, il più a nord della Danimarca”
“Continuate ve ne prego” supplicò la principessa sdraiando il pancino sul pavimento e poggiando la testa sulle mani.


Dalla giacca elegante di seta, il re estrasse un libro, un diario, non doveva contenere molte pagine egli lo aprì e lo poggiò sulle ginocchia.


“Cos’è?” chiese curiosa la piccola testolina riccioluta che si muoveva sul pavimento.
“Volevi i cattivi?” chiese con un sorriso “Essi son in questo diario, se la narrassi io sarebbe molto diversa…” dispiegò quelle pagine vecchie che da anni oramai leggeva.


***


°°°[Le genti vedon ciò che altri gli hanno imposto di vedere, non guardan e giudicano di loro pensiero, influenzabili son le loro menti, fidatevi… Ciò che vedete non e mai ciò che è, conoscete, studiate, sperimentate, e di rado provate ad amare]°°°


***


“… La vita per il primogenito e la bambina, era poco dura, avevan tutto ciò che potevano solo immaginar, bastava ch’essi chiedessero e l’intera servitù acconsentiva, persino il padre chinava il capo in segno d’assenso verso i primi nati, alto e possente, una corporatura ereditata dal padre, il ragazzo, mentre la giovane donna, fisico allungato e corporatura da vera dama che si rispetti, occhi e capelli chiarissimi entrambi; infanzia meno agiata per l’ultimo nato, egli era molto più mingherlino, capelli castani ed occhi che furon la sua rovina, il suo esilio, camuffavan tutti l’orrore nel vedere quell’anomalia, un rispetto storpiato solo perché il padre regnava, i loro sussurri eran flebili, la voce non uscì mai da quelle mura, solo per il voler del padrone, ma “demonio” era ciò che il bambino udiva distratto nel suo passaggio, da quando le palpebre si schiusero, dottori e preti facevan capolinea nella sua camera per rimiran quello scherzo della natura, quell’essere diverso, qualcosa di più grande e malvagio risiedeva in quel piccolo bambino, un occhio verde intenso e l’altro castano scuro, i capelli castani eran lisci e non ricci come i fratelli, ciò non cambiò l’affetto tra i fratelli che malgrado le totali differenze eran inseparabili, ove uno si trovava gli altri c’erano.

E così i tre crebbero insieme, furono istruite ed allevati da una balia, Tainnea, di origini francesi, ella li accudì come dei figli, non facendo loro mancar nulla, malgrado le prime incertezze ella era riuscita a farsi comprendere dai tre che con il tempo impararon a parlottare la madre lingua della donna; la loro biologica nutrice alternava periodi di malattia con periodi di tranquillità, ella risiedeva stabile nelle sue stanze, non vi era possibile da parte dei figli potervici entrare se non per volere del padre e quando ella era in condizione di riceverli.
Così la si ricorda, magra, la pelle asciutta e diverse rughe che le tagliavan il viso, non era vecchia, ma quella strana malattia l’avea trasformata giorno dopo giorno, gli occhi eran grandi dilatati di un blu intenso, i capelli canditi raccolti in una crocchia, ordinata in quei pochi istanti che potevan stare con ella, carezze e baci, quelle mani ossute scivolavan tremanti sul viso del più piccolo, i loro occhi si incrociavan e quando questo accadeva, lacrime strazianti preannunciavano il loro allontanamento; intanto, il padre era troppo impegnato per potersi permettere la preoccupazione dei figli, nel poco tempo libero, insegnava al maggiore ad usare l’arma come un vero principe, ed il più piccolo, non veniva mai osservato, mai il padre rivolgeva ad egli un saluto, un abbraccio, egli errava di continuo, per il padrone il secondo nato, era troppo fragile, incapace di comprendere il linguaggio scritto, il linguaggio parlato, incapace di esprimersi, così veniva spesso rinchiuso nella sua camera da solo, per ripensare alle cattiverie che aveva fatto durante il di, l’unico suo conforto era la balia, che a cuore la vita del piccolo si era presa, facendolo sgattaiolare fuori nei giardini, nulla di quel luogo il bambino dimenticò mai, ciò che rimase impresso nella sua vita era lo sguardo di tutta quella gente, sguardi di sdegno, di paura, di orrore, con il tempo imparò, e capì il motivo, avere quella particolarità che lo rendeva diverso, e la diversità terrorizzava quella gente così ottusa, e con il passare degli anni non pianse più, non cercò di nascondere quello che la gente voleva ( malgrado loro) vedere, cercando silenziosamente di far coraggio a se stesso.


***


°°°[Dimenticare è impossibile, i ricordi fanno parte della nostra mente malevola, che lascia incisi dentro di noi dei dipinti, disegnati con pennelli magici, che nessuno è in grado di cancellare.]°°°


***


“…Laryak, la cara sorella maggiore, era … “

“Padre!” gioisce la bimba “La sorella si chiama proprio come me!”
“Si, mio tesoro” sorrise il padre per poi tornare alla lettura.

“…Laryak, la cara sorella maggiore, era lei il suo scoglio, quell’ancora di salvezza dove potersi sentire sicuro, dove quel piccolo ragazzino poteva dire ciò che voleva senza pensare, con la quale parlare e poter avere delle risposte sincere, non bugie che, per il suo bene in tanti dicevan.

“Non sopporto quello stupido cuoco” favella quella piccola creatura tra i giardini seguendo la sorella che avanti a lui osserva le piante da lei colte “Mi urla contro quando mi vede”


Sorride la maggiore, quanto era bello quel sorriso che gli riscaldava il cuore, gli dava sempre la forza, lo sapeva, non era stupido quel ragazzino cresciuto troppo velocemente, in lei aveva riposto la figura della madre, quell’affetto che solo una donna poteva dargli.


“Te l’ho detto tante volte fratello mio” sussurra calandosi a strappare delle erbacce “La gente è ottusa avvolte…”
“Spesso, vorrai dire” puntualizzò il bambino.
“Se le vuoi pensare tutte chiuse di cervello, allora va bene” volgendo uno sguardo verso di lui severa “Hai letto il libro che ti ho dato?” dimanda alzandosi e proseguendo la passeggiata in quel giardino che di lei soltanto era.
“Si” risponde arrabbiato “Mi credono tutti un dannato perché possiedo questa anomalia, perché i miei occhi sono diversi, mai io possiedo un cuore come quello del cuoco, possiedo due mani, due gambe, un cervello…”
“Dici bene fratello mio” lo ferma la ragazza voltandosi “Possiedi un cervello, sviluppalo più che puoi, fanne la tua forza, non sono le armi che ti proteggono o ti renderanno immortale” ella si volta e continua a camminare “Nel volume che ti prestai quali nomi risultano?”
“Nomi di grandi maestri, filosofi, matematici e guerrieri” rispose alzando il sopracciglio.
“Vedi mio caro? Non vi sono i nomi di tutti i guerrieri che vi hanno partecipato ad una guerra ma solo i nomi di quegli uomini che hanno usato l’astuzia per questo portati a capo di un esercito”
“E con questo cosa vuoi dire?”
Ella volta il capo, poi il busto per portarsi infine eretta d’innanzi al fratello “Fai della tua intelligenza un arma, studia ed applicati, così un giorno, si ricorderanno di te, non di un guerriero morto in battaglia per chissà quale guerra ma di quell’uomo che fece qualcosa d’inimmaginabile”
“Hai troppa fantasia sorella mia” sorrise beffardo il ragazzo “Io non sarò mai capace come te e nostro fratello”
“No, fratello mio, non sarai mai come noi” un altro sorriso, splendido, emozionante, sincero “Perché tu sei unico”.
“Diventerai una strega?” chiese un po’ intimorito.
“Solo perché miscelo ciò che la natura mi da?” e rise divertita.


***


°°°[Fermarsi a metà di un’opera e solo sintomo di debolezza, perseverare, avere un punto fermo, un obbiettivo per il quale finire quest’opera chiamata esistenza]°°°


***


Svariate volte il ragazzo oramai cresciuto venia punito più severamente, le urla del padre a quel figlio troppo ingrato ai di lui occhi sembrava non servissero più, e ciò che accumulava lo riversava su di lui, picchiandolo ad ogni minimo sgarbo.


“Dove sei stato?” chiese il maggiore alzandosi dalle sue coperte, i due possedevano un’enorme camera da letto che dividevano.
“Con nostro padre” rispose egli, voltando il capo, strizzò gli occhi dal dolore, dalle labbra nessun gemito ne fuoriuscì nulla che potesse far pensare al fratello ch’egli soffriva.
“Ti ha picchiato nuovamente?” chiese il consanguineo scendendo dal letto.
“No” rispose prontamente egli “Ha urlato di nuovo” e sorrise rivolto al famigliare “Ricordi il vaso che hai rotto ieri?” domandò ridendo “Mi ha sgridato per averlo distrutto” e rise ancora di gusto, nel viso del maggiore ancor qualche linea di dubbio c’era, egli si tranquillizzò, probabilmente per il sonno e ridendo anch’egli, tornò al caldo delle coperte.


Quella notte le lenzuola del più piccolo si riempirono di sangue, le ferite delle volte precedenti che non si erano rimarginate e quelle nuove, lo portarono ad aver una notte inquieta forse una delle peggiori, disperato scosta le coperte, discende dalla branda per andare nella camera della sorella e ricevere quelle cure particolari. Nel castello il silenzio e la penombra regnavano sovrane, discese scalini, percorse corridoi, lamenti leggeri provenivano da qualche parte, i passi seguirono l’udito, al di la della porta della madre, gemiti e singhiozzi risuonavano leggeri, gli era stato sempre impartito l’ordine di non entrare in quella camera se non con un ordine, ma il suo spirito faceva da se, la mano era già scivolata sulla porta e l’esile figura di una donna gli apparve improvvisa di fronte. Gli occhi rimasero ad osservarla, la bocca semi aperta, un braccio scendeva giù per il busto l’altro ancora teneva la porta; la donna, che aveva sempre visto cosi calma ed in ordine era li davanti ad egli, le mani strette tra i capelli arruffati, gli occhi rossi ricolmi di lacrime, le guance bagnate come anche le labbra. Non sapeva cosa fare se chiudere o meno la porta e tornare nel suo letto e credere che fosse solo un brutto sogno.


“Perdonami, figlio mio” la donna aveva parlato, buttandosi in ginocchio dinnanzi ad egli “Perdonami” la voce tremava, mentre le ossute mani stringevan la veste del figlio.
“Certo che vi perdono madre” verbiò il ragazzino senza capire, portando le braccia ai fianchi della madre, cercando di rialzarla “Venite vi riporto a letto” tentando di sembrare più sicuro possibile, anche se sapeva già che, quello che stava vivendo non lo avrebbe mai dimenticato.
“Adesso sono libera” sussurra la donna facendosi issare, gli occhi li tiene socchiusi ed il capo cade in un lato diverso ad ogni passo “Adesso posso andare, il tuo perdono è arrivato” issando entrambi i bracci trattiene il viso del figlio gli occhi si muovon a scrutarlo, un sorriso, probabilmente era quello che le sue labbra stavan cercando di fare, prima che le ginocchia cedessero ed il corpo esanime cadesse per metà sul letto disfatto.


Ricorda il ragazzo.

Ricorda quell’ultimo tocco.


Quelle mani ossute, umidicce, furon le ultime che toccarono il corpo di quel ragazzo, ne più mai la pelle sua sfiorò quella di un altro essere, non voleva, il solo pensiero di sentire un altro calore lo nauseava, quelle della madre eran le mani di un essere già morto l’ultimo tocco di un corpo senza vita, quante malattie avrebbe potuto prendere se solo avesse toccato altri.


Quelle ossute furon l’ultime su quel viso.


Il giorno dopo si apprese che la regina aveva espirato, nessuno sembrava sconvolto, tutti ne eran felici, parevan contenti, cosa sarebbe accaduto se lui avesse detto che era li in quel momento? Tacque, non lo disse mai, neppure ai fratelli. Di fronte quella tomba la gente piangeva, il maggiore tirava su con il naso, la sorella tenea il viso tra la mani, sorretta dalla balia che anch’ella piangeva, il padre cereo in volto, ne una parola avea pronunziato dalla scoperta della salma, per quanto egli l’avesse tenuta segregata lo aveva fatto solo per rispetto dell’ella, infondo l’aveva sempre amata, egli era l’unico che in quella prigionia entrava ed usciva più e più volte al giorno, e tra una passeggiata e l’altra nei giardini lo aveva scrutato il ragazzino e lo aveva visto sofferente ogni qualvolta ne veniva fuori di li, il piccolo, nulla, sapeva che quella donna aveva resistito solo per dire quelle parole, quanto avrebbe desiderato piangere, ma trattenne anche quelle lacrime. “Pazza” dicevano i servi tra loro tra i corridoi sentendosi sicuri che nessuno origliasse.


La vita ricominciata vi era, come se nulla fosse mai accaduto, il maggiore lodato, il minore picchiato.


“Perché?” si chiedeva.
“Perché solo a me”.


Crescendo il bambino capì che forse era meglio così, il fratello maggiore sarebbe stato un buon re, forgiato da mille insegnamenti e da mille convenevoli, un buon re che tutti avrebbero rispettato.

E lui?

Lui sarebbe rimasto nell’ombra aspettando che il padre morisse prima di potersi sentir vivo, vivo di vivere la sua vita. Il giorno stesso della morte della regina, nel regno si sparse la voce che anche il più piccolo dei tre fratelli era morto. Per volere del padre egli avrebbe vissuto in quel castello circondato da pochi servi devoti, per gli altri, anche lui era stato abbracciato dalla morte.


“Cos’hai alla mano?” chiese il maggiore durante una lezione di scrittura, vedendo che il fratello rimaneva in dietro “Sai che non è bello scrivere con quella mano!”.
“Mi annoio scrivere con l’altra” finse uno sbuffò per camuffar il dolore che aveva al polso dovuto alla caduta provocatagli dal padre, così, da quel momento la mancina fu la parte del corpo da utilizzar per scrivere e nutrirsi, la mano del diavolo, non era “demonio” per caso il nome che pronunziavan le genti alla sua vista? E così egli decise di acconsentire alle parole di quelle genti vuote e chiuse. Dannato era un semplice vispo bimbo, demoniaca era la mano che utilizzava per agire, ed il demonio risiedeva in quello sguardo. I libri più disparati egli leggeva prediligendo la storia, ciò che la gente prima di lui, lasciava come leggi scritte, che uomini avrebbero dovuto rispettare per andare un giorno in quel luogo di beatitudine. Poveri esseri, quelli che credono a ciò che viene scritto da mano e dettato da una mente umana.


Quanto è pericoloso questo animale umano?


***


°°°[Diventare qualcuno. Essere immortale. Demonio chiamano il diverso, ed il diverso diverrà l’unicità. Quante aspettative ha un cuore. Ma quando vieni distrutto? Nulla ha più un senso]°°°


***


E venne il giorno, quel fatidico giorno. Impresso rimarrà.

La solita passeggiata la sorella ed il fratello minore facevano per il feudo del padre, una giornata tranquilla, consueta, le loro idee si confrontavano, storiche per la maggior parte, quando ella sapea su quest’ultima si ritorcevan contro il pensiero del fratello, lo studio degli antichi tomi lo aveva accolto in quella giovinezza, sapere che la chiesa non accettava la diversità di un essere etichettandolo come non degno di camminare su quella terra di dio, e perché mai questo dio metteva al mondo tale genti?


“Questa entità ha un suo scopo, ricorda tutto quello che avviene e per un preciso motivo”
“E quale sarebbe il mio? Fingere di essere morto per volere di nostro padre?”
“Non giudicare i suoi ordini, lo fa per proteggerti” ella passeggiava accanto a lui, coperta da capo a piedi da una folta pelliccia bianca.
“Per nessuno ora io esisto dalla morte della mamma”
“Già questo discorso è stato preso fratello” sentenzò la ragazza “Nostra madre è stata vista come una povera anima toccata dalla mano maligna, e se il popolo avesse pensato che il suo ultimo figlio era diverso, l’intera famiglia sarebbe caduta, morta lei ha fatto ciò che avrebbe fatto qualunque genitore, farti sparire”
“Certo” la risposta secca venne quasi in un sussurro “Tu lo ringrazi così? Creando quelle strane cose che calmano i dolori? Sai che se si venisse a sapere verresti uccisa?” disse il fratello con una nota di arroganza mista ad angoscia.
“Gli unici a sapere dell’esistenza dei miei esperimenti sei tu e nostro fratello, non credo mi vorrete condannare, ti hanno aiutato tante volte a te” riferendosi al lungo taglio che il ragazzo teneva, esso partiva dall’orecchio destro, tagliava la mascella, discendeva il collo, per scivolare, nascosto sotto le vesti fino alla spalla, un regalo che il padre suo gli aveva donato diversi giorni dopo la morte della regina.


Il loro discorso preferito continuava imperterrito, passeggiando tra i campi di quelle terre ghiacciate, nulla avrebbe potuto rovinare quegli attimi di assoluta appagatezza, solo quella figura lontana.
Un cavallo adesso entrambi riuscivano a vedere. Qualcuno vi era sopra piegato su di esso.


“Un cavaliere” sussurrano le rosee labbra della ragazza, ed il passo si allunga verso il destriero “E’ ferito” favella più forte verso il fratello che veloce si avvicina.


Le redini dell’animale afferra, guanti ricoprivano le gemelle del giovane oramai più nulla la sua pelle riusciva a toccare, così trascina l’animale sotto il comando della sorella verso la stalla.
Discendono il corpo pesante dell’uomo su del fieno, le cure iniziano egli osserva con quale maestria la sorella s’appresta a staccare la freccia che di parte a parte attraversava la spalla dell’uomo, l’unico suo compito era quello di passar dell’acqua sulla ferita, mentre la ragazza andava e tornava dal castello portando erbe presenti nei giardini e miscugli da lei in precedenza preparati.


“Adesso?” chiese osservando l’uomo che giaceva sul fienile.
“Rimarrà qui, a turno gli porteremo del cibo e aspetteremo che si riprenda” rispose lei osservando i lineamenti duri di quel cavaliere.
“Dovremmo dirlo alle guardie, loro lo porteranno al villaggio”
“Loro lo condanneranno!” sibilò con enfasi “E’ scappato dalla guerra, non e morto in battaglia, ed ha lasciato li i compagni, lo uccideranno”
“Va bene” acconsente il fratello “Ma appena starà bene se ne andrà” sussurra duro il ragazzo verso la sorella, forse gelosia la sua? Vedere le cure che la donna dava a quello sconosciuto.


Qualche giorno passò il giovane uomo dava segni di miglioramento, la maggiore se non la si trovava nella propria camera o nei giardini era sempre li dentro; dentro quel fienile a raccontar passi della sua vita, a quell’uomo che ad occhi chiusi e labbra semi aperte ascoltava nel sonno, il fratello minore era li che talvolta origliava, ma non lo faceva per male quell’ingenuo ragazzino conosceva per la prima volta la curiosità, la gelosia, la possessione, quella era sua sorella, sua e di nessun altro, non poteva quell’uomo arrivare e portarsi via l’unica persona a parte il fratello, che gli teneva compagnia.


Quanto era stolto quel ragazzino, non conosceva ancora la parola amore, chi mai gliel’aveva insegnata?


Su di un pezzo di legno il ragazzo si accingeva a portare alla stalla del cibo per il giovane, che al suo arrivo trovava dormiente, ma era certo della sua vigilità poiché ogni qualvolta che posava li accanto l’alimento e tornava dopo un po’ le cibarie sparivano.
La porta della stalla apre con una spinta del fianco nella solita posizione trova l’uomo, non dice nulla s’avvicina ad egli e li accanto posa la roba, il tutto accadde in un momento. L’uomo tenea gli occhi chiusi appena il ragazzo si calò egli lo afferrò dal polso. Le loro pelli si toccarono, nauseante era quella sensazione, quella mano gelida che lo cingeva, il giovane non guardava gli occhi dell’uomo che lo osservavano completamente aperti, ma, quella mano che lo teneva stretto.


“Lasciami” la voce del ragazzo è un flebile sussurro, altro non riesce a pronunziare, cercando a piccoli e leggeri movimenti di allontanarsi da quella morsa, le forze sue si stavano affievolendo istante dopo istante.
“Dove sono?” domanda rauco il cavaliere.
“Lasciami” di nuovo arriva il sussurro del ragazzo, che non riusciva neppur ad urlare aiuto.
“Dimmi dove mi trovo!” favella l’uomo con arroganza.


Muove adesso il braccio con più vigore il giovane, in tutti i modi si sarebbe liberato da quella presa, non poteva egli toccarlo, non voleva essere toccato. Il colore di quell’uomo gli entrava nelle vene, quale orrore quella mano gelida, che adesso era umida, quale disgustosa sensazione di sporco gli stava dando.
Con uno strattone più vigoroso allontana il braccio portandosi il polso al petto, arrivato seduto per terra per via del tiro, scivola sul fieno per allontanarsi il più possibile da egli.
Ansimava il ragazzo, pulendo il polso contaminato, orribile era ancora il ricordo di quella presa.


“Dimmi dove sono ragazzo!” urla l’uomo dall’altro lato della stalla.
“Nelle terre di Chamzyh” sussurra il giovane con un sottile filo di voce.
“Perché sono qui?”
“Eri ferito ed il tuo cavallo ti ha portato qui, mia sorella ti ha curato la ferita”
“Devo andare, i miei compagni, stanno ancora combattendo!” urlò cercando di alzarsi.
“Non puoi ancora andare” sussurra il giovane vedendo il dolore dipinto sul volto del lontano “La ferita non è del tutto guarita”
“E chi lo dice!?” urla l’uomo.
“Mia sorella” risponde pacato, vedere l’uomo al limite della rabbia lo rendeva più calmo.
“Tua sorella, d’accordo” sussurra l’uomo per poi chiudere gli occhi e sospirare lasciando intendere di essere tranquillo, ma il ragazzo vede stringere le mani a pugno lungo i fianchi.


Altro non dicono le labbra che chiuse rimangon, così s’alza ed esce dalla stalla, continuava a tenere il polso attaccato al petto come se fosse rotto, ma presto l’avrebbe pulito e tutto lo sporco sarebbe andato via, chiudendo la porta alle spalle ode qualcosa che vien sbattuta contro di esse.
Un sorriso cattivo e quello che nasce sulle labbra di quel ragazzo che a passo pacato tornava al suo castello.


Il giorno dopo egli e la sorella andarono a vedere come si sentisse quel dì l’uomo al loro arrivo niuno trovaron dentro la stalla. Il cuore del ragazzo iniziò a battere forte, egli era fuggito.
Corse in preda al panico ove avevano portato il cavallo dell’uomo, li naturalmente non c’era, ma un urlo lontano alle spalle lo fece trasalire.


“Scappa al castello!” il grido della sorella arrivò come una pugnalata al cuore, una decina di persone si era accalcata accerchiando la ragazza, che legata era stata e trascinata a forza veniva.


I passi volevan correre verso di lei, ma il cervello che lucido rimaneva ancor un po’, gli ordinò di risalire al castello, sarebbe servito più da libero che da catturato. Quel maledetto uomo ingrato aveva parlato, avea parlato al villaggio di ciò che la sorella gli aveva fatto, povera gente chiusa che crede che una donna non possa maneggiare con destrezza certe piante.
Un tumulto nel castello avvenne, il padre alla notizia si porta via dalla dimora, per andar veloce alla città per esser consapevole del verdetto e di ciò che il figlio non era stato in grado di raccontare.
I due fratelli, anche loro erano partiti via incappucciati da capo a piedi, per evitare di esser riconosciuti, il travestimento serviva più al ragazzino che al maggiore, discesero le terre del loro padrone, accingendosi alla città.


Veloci quei bastardi avean preparato la morte della donna.
Al centro della piazza dei ceppi eran stati posti a cerchio intorno ad un palo ritto in verticale.
“A morte la strega!” ululi di disprezzo arrivavano alle orecchie dei due che tra la folla si muovevan per essere d’innanzi a ciò che sarebbe accaduto di li a poco.
Ma troppo tempo avevan perso. La giovane fanciulla dai capelli dorati era già legata al palo, dagli occhi azzurri sgorgavan lacrime, ma il terrore in quel volto non vi era.
Il cuore di quel giovane ragazzo adesso era avvolto in un gancio di spine dolorose.


Nulla poteva più fare.


*Vendetta* pronunciava la mente che lucida non era più, un pugnale stringeva nella sinistra mano, e lo sguardo correva attorno i presenti per trovare il viso del traditore.
Il padre urlava d’orrore lontano da li, trattenuto da delle guardie non poteva avvicinarsi alla figlia, che adesso teneva gli occhi chiusi lasciata scivolare in un pianto soffocato.

Nera adesso era la vista e la mente del giovane, disperato corse tra le genti lasciando il fratello immobile dove si era fermato.
Correva tra di loro il ragazzino senza speranza con il fiato mozzato dalla fatica.
Una voce sguarciò la folla.


“Laryak!” riecchiggiò “Perdonami se puoi!” il grido era disperato distante fin troppo dal ragazzo, che comprese la voce e la seguì con ira di vendetta “E tutta colpa mia!” la voce straziante risuona adesso più vicina.
“Non è colpa tua” il suono della sorella lo tramortì, si fermò in mezzo a un gruppo di uomini che ammutoliti anche loro eran “Ma smetti di combattere, se puoi, fallo per me”.
“Smetterò di combattere perché smetterò di vivere” e così tra lo stupore generale l’uomo si gettò nei ceppi accesi, gemiti strazianti tolsero il respiro al giovane che si gettò per terra, un urlo lanciò anch’egli verso l’alto.


Gli occhi non poteron vedere la tragedia, ma l’udito era come una seconda vista.
Dolore, paura, disprezzo, vergogna. Lacrime rigaron quel viso che non avevan mai toccato.
In ginocchio cadde il ragazzo; anche le mani seguiron le gambe e con tutti gli arti per terra rimase, un pianto disperato quello del giovane mentre la sorella e l’uomo ardevan insieme diventando polvere entrambi.


***


°°°[Dipinti son i ricordi. Insegnamenti le parole. Bisogno di entrambi si deve avere anche se brutti, belli, dolorosi o felici, tutti servono per essere quelli che siamo]°°°


***


Adesso era grande, aveva sopportato abbastanza, era una delle solite sere, il padre stava di spalle, le mani poggiate sulla scrivania, il capo chino su di essa, forti, pesanti e corti eran quei respiri.


“Non so più come fare con te” verbiò sottovoce, in un sibilo agghiacciante, il ragazzo conosceva bene quel momento presto il dolore sarebbe arrivato di nuovo, ma quella notte no. Quella notte avrebbe reagito.


Con uno scatto il re prese il bastone da passeggio posato accanto a lui, lo alzò mentre si girava per colpire il figlio, ma qualcosa lo aveva bloccato, il figlio era a qualche metro da lui e con entrambe le mani tenea stretta l’arma, con uno strattone la fece sua e senza alcun preavviso la riversò sul capo del padre.


“Basta” sussurrò il giovane, il cuore batteva forte nel suo petto, il sangue pulsava ritmico sulle sue tempie.
“Basta?” ripetè il padrone “Osi dirmi basta!?” le ultime parole vennero scandite con un urlo infernale “Sei il disonore della mia famiglia. Ti ho cresciuto accanto hai miei figli, accanto al tuo futuro re, ti ho dato una casa, dei vestiti, del cibo, hai vissuto da principe quello che non sei e che non sarai mai, tu hai sangue sporco!” tremava da capo a piedi di rabbia, il viso era purpureo, uno sguardo irriconoscibile.

Odio, incomprensione, paura, disprezzo, le emozioni che si accavallavano nell’animo del ragazzo.


“Sangue sporco dite?” urlò ridendo di rimando il ragazzo “Sono vostro figlio!”
“No” sussurrò il re “No, sei il demonio, ho sempre cercato di reprimerlo, ma fuoriusciva ogni volta, sei il tradimento della tua sporca madre”.


Silenzio, il bastone cadde dalle mani del ragazzo, creando un tonfo ripetuto come eco nella mente d’egli.
Non era suo figlio, ma solo quello che ne restava dell’infedeltà di una madre che lo aveva dato alla luce per poi morire, quante pena aveva subito quella donna per quel gesto, quali torture aveva provocato sul corpo d’ella quell’uomo che non conosceva amore.


“Ti ho cresciuto solo per non far cadere il mio nome nel fango, guardati!” urlò con disprezzo al ragazzo muovendo la mano verso di lui con un gesto “Non hai nulla di mio!”.


Alto parecchi centimetri più del padre e del fratello, fisico snello, slanciato, pochi i muscoli, capelli castani e quella diversità degli occhi.
Le iridi del ragazzo eran dilatate, la sorpresa nel saper tutto quello l’avea preso alla sprovvista, tutto ciò di cui lui ne era stato certo pochi istanti fa, adesso gli scivolavano invano tra le mani, il chiarore del viso si fece ancor più evidente.


“Paura ragazzo?” sussurrò sibilando il patrigno “La mia famiglia non conosce questo termine” egli si avvicinava lento zoppicante, i loro visi erano vicini, l’un guardava le iridi dell’altro, respiravano entrambi la stessa aria “Adesso ti volterai e andrai via dalla mia casa, sono libero di farlo, l’amore che provavo per tua madre e tua sorella ora non mi lega più, in vita loro richiedevano che io avessi atteggiamenti migliori con te e così ho cercato di fare, ma adesso … VATTENE!”


Un sorriso si mosse nel volto del giovane, la sua mente lavorava veloce malgrado gli avvenimenti, egli non avrebbe più eseguito un ordine del padre mai più le sue cicatrici si sarebbero riaperte sotto i colpi perversi del re.


“Ridi?” chiese incredulo
“Mi fate ridere” disse tagliando lo sguardo del vicino “Io non andrò via da questa casa, tanto voi temete che il tradimento della madre mia sia rivelato, tanto io vi minaccerò di rivelarlo”
“Ti uccido dannato!” l’urlo sguarciò il silenzio della casa. L’uomo si abbassò per riprendere il bastone caduto in terra pronto ad izzarlo contro quel parente non suo.
“Io starei attento da oggi” disse il ragazzo facendo qualche passo indietro “Se non riuscirete ad uccidermi parlerò a tutto il vostro regno, a quel regno che avrà come regnante vostro figlio”


Un altro urlo di rabbia ed il bastone venne lanciato nella direzione opposta al giovane.

Il ragazzo indietreggiò portandosi verso la porta, la man dritta girò la chiave che l’aprì ma prima di uscire le vermiglie si apriron per loquir l’ultime parole “Pensateci bene prima di avvelenarmi, da domani qualunque cosa, berrò o mangerò prima verrà assaggiata dal vostro primogenito, io vi do la mia parola che nessuno saprà mai nulla” chiudendosi la porta alle spalle andò via verso la sua camera, sapendo che non avrebbe mai fatto ciò che aveva promesso, non avrebbe mai messo la vita del fratello in pericolo, anche se il re vi teneva più di qualsiasi cosa in quel mondo.

Cos’era adesso ciò che provava? Tristezza? La consapevolezza di non avere nessuno che lo amasse incondizionatamente?


Passaron pochi anni prima che il cuor del re smettesse di battere, l’incoronazione che tutti aspettavano avvenne come da legge, sul capo del primo figlio, poggiata vi era stata la corona da re.
Non passarono mesi prima che il nuovo re incontrasse il matrimonio, una fanciulla di nobili dinastie era al suo fianco, senza indugio ella gli diete alla luce una bambina. La pace regnava adesso nel cor di quel ragazzo che per diciassette anni aveva subito l’umiliazione da parte di un padre che non era mai stato il suo, l’umiliazione di essere diverso.


Partire, andare lontano, cercare una terra che possa esser sua, dove creare la sua di vita, lontano da ciò che gli aveva oscurato tutto.


Un saluto volse all’amato fratello, alla di lui moglie, ed una carezza donò alla nipote che strinse con la piccina mano il dito dell’uomo, come a chiedergli di non andar via. Un tremore provò nel tocco dell’ingenue ed indifesa creatura, ma non scostò la mano inguantata, lasciò che la piccola allentasse la presa prima di toglierla, quella bambina era la sola che avesse mai sfiorato dopo tanto. Prima di girarsi estrasse dalla sacca nella quale teneva qualche suo avere, che gli sarebbe servito per il viaggio, un piccolo libriccino che donò al fratello con un sorriso sincero, forse il sorriso più vero che il ragazzo fino a quel momento gli aveva rivolto, e quella fu l’ultima volta che il castello vide il ragazzo”.


***


Il padre sospirò chiudendo il piccolo volume, riponendolo con cura nella tasca interna del soprabito.


“E’ finita?” chiese con tristezza la piccola.
“Si mia piccola principessa” rispose il padre facendo il gesto alla piccina di alzarsi “La notte è alta devi andar nei tuoi appartamenti”.


La figlia obbedì attraversò la poltrona ove vi era seduto il padre andando verso la porta.

“Padre?” lo chiamò la vocina alle sue spalle.
“Si” rispose egli voltando il capo senza vederla.
“Voi siete come il re cattivo della storia?” la domanda era sussurrata quasi inudibile.
L’uomo sorrise alle parole della piccola “Vieni” disse ad ella, che si avvicinò pronta “Ti ho mai fatto del male?”
“No, mio signore” rispose subito.


Non servivan altre parole il regnante la prese in braccio e la strinse forte contro il suo petto, cullandola dolcemente, quasi invisibile, minuta com’era tra quelle braccia possenti. Gli occhi andavan via via a chiudersi sotto l’effetto rilassante del movimento.


“Padre?” la piccina ancora chiedeva.
“Dimmi tesoro”
“Dov’è adesso il ragazzo del racconto?”
“A Barrington, piccola mia”
“Lo avete mai conosciuto?” chiesa la figlia tra uno sbadiglio e l’altro.


Ella non colse mai le ultime parole del re, il sonno l’avea portata via prima di udir l’ultime parole, la manina stringeva la possente mano del padre, mentre i pensieri della bambina volavan tra fate, castelli e re, che eran tutt’altro che cattivi.


“Si” sussurra l’uomo “Era mio fratello… Elyah”.


***



CAPELLI: castani
OCCHI: sx verde/dx castano scuro
ALTEZZA: 1.87
PESO: 75kg
ETA’: 18 anni
SEGNI PARTICOLARI: Eterocromia, il pg possiede occhi di colore differente; da come si può evincere nel bg il personaggio è mancino, il pg è MISOFOBICO (Misofobia: paura di rimanere "contaminati" dal contatto con corpi estranei, più spesso dal contatto umano; ne conseguono numerose precauzioni igieniche da parte del soggetto misofobo; la fobia viene generata quando il personag. da piccolo viene toccato dalla madre affetta da "pazzia" sconosciuta all'epoca e sempre tenuto a distanza da lei da non capirne il vero significato, da li partono tutte le precauzioni che lui prende, avendo paura di poter incorrere a malattie come la peste che all'epoca vi era, utilizzando guanti che lo proteggono dal contatto con altri oggetti o/e persone; infine ha una cicatrice che dall’orecchio destro finisce alla spalla.

ALLINEAMENTO: Neutrale Puro
TERRE DI PROVENIENZA : Chamzyh, (Danimarca)

RICHIESTA SKILL : CONOSCENZA STORICHE LIV. I ( il pg comprende qualche rudimento del linguaggio LATINO)

VORREI INOLTRE RICHIEDERE SE FOSSE POSSIBILE LA CONOSCENZA DEL NORRENO E DELLA LINGUA FRANCESE (per quanto riguarda il francese porterò a breve delle role un lingua)
_Aaron_
00venerdì 24 aprile 2009 22:16
RIASSUMENDO:

BG APPROVATO
SKILL CONOSCENZE STORICHE LIV I APPROVATA

DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO:NEUTRALE/PURO

TERRE DI ORIGINE PRESENTI:DANIMARCA(CENSIRSI NEL CLAN NORDICO)

IL PG PARLA IL NORRENO E HA QUALCHE CONOSCENZA DEL LATINO.

STATUS:ETEROCROMIA E MISOFOBIA APPROVATA.



PER LA LINGUA FRANCESE SI ATTENDONO LE ROLE.


SCHEDA GIOCO AGGIORNATA
.elyah.
00giovedì 18 giugno 2009 19:14
Eccomi qui per:

APPROVAZIONE CONOSCENZA LINGUA FRANCESE
,

di seguito posto due role dove il pg fa sfoggio della sua conoscenza della lingua francese, appresa da ragazzino, come nel bg si nota, la balia era madre-lingua e con lui ed i fratelli parlava solo la lingua da lei conosciuta, quindi, già la conosceva da piccolo grazie alla donna.


freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8636559

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8620778



Spero vadano bene.
_Aaron_
00giovedì 18 giugno 2009 23:47
Il pg parla ora anche il FRANCESE.


CONOSCENZA LINGUA FRANCESE APPROVATA
.elyah.
00martedì 14 luglio 2009 15:19

Raggiunto il punteggio di 3145 karma,
vorrei richiedere la skill: CONOSCENZE RELIGIOSE +1


Vi sottopongo la seguente giocata:


- L'incrollabile Fede ... e ... La Voglia Di Sapere -



Grazie.
_Aaron_
00martedì 14 luglio 2009 16:18
RIASSUMENDO:

BG APPROVATO
SKILL CONOSCENZE STORICHE LIV I APPROVATA

DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO:NEUTRALE/PURO

TERRE DI ORIGINE PRESENTI:DANIMARCA(CENSIRSI NEL CLAN NORDICO)

IL PG PARLA IL NORRENO E HA QUALCHE CONOSCENZA DEL LATINO.

STATUS:ETEROCROMIA E MISOFOBIA APPROVATA.

IL PG PARLA FRANCESE




SKILL CONOSCENZE RELIGIOSE LIV I APPROVATA


SCHEDA GIOCO AGGIORNATA
.elyah.
00venerdì 27 novembre 2009 00:52
Eccomi con la richiesta per la seconda skill da karma che ho pienamente passato:

Attuale punteggio 7111 Karma

Richiesta skill Resistenza +1 (dopo le dolorose cure del cerusico Dolan)

Da considerare è la prima giocata, essendo state postate nel forum di cure e degenze.

Cure Elyah

All'interno sempre della prima giocata (Elyah e la prova del fuoco)sono state inserite altre 3 giocate avvenute prima delle effettive cure, se questa non dovesse bastare vi sono anche le altre due all'interno (Karvas contro chi insulta il caos e Notte agitata al sanitarium)

Spero vadano bene.
Merios
00venerdì 27 novembre 2009 01:41
Allora: Ho esaminato i gdr, ed in quanto cure dolorose non posso approvarti la skill.

Passo a spiegare:

Questa la skill da te richiesta:


LIVELLO1 a tale livello la soglia di resistenza è leggermente superiore a quella umana, donando una buona resistenza agli sbalzi di temperatura o al rarefarsi dell’aria, accusando stanchezza e spossatezza più tardi rispetto ad un uomo comune (1 round in più di sforzo)



Come potrai notare non si fa riferimento al dolore fisico, riferimento che invece troviamo nel secondo livello:


LIVELLO2 a tale livello la soglia di resistenza è leggermente superiore a quella umana, donando una buona resistenza agli sbalzi di temperatura o al rarefarsi dell’aria, accusando stanchezza e spossatezza più tardi rispetto ad un uomo comune (2 round in più di sforzo). Inoltre il fisico riesce a sopportare senza conseguenze ferite leggere, continuando a rispondere in maniera egregia alla volontà del possessore della skill. (un braccio ferito in maniera leggera maneggerà l’arma senza malus di sorta)



Qui invece lo si trova.. ti ho sottolineato la parte che ti dicevo.
Quindi mi ruoli prima il primo livello, se vuoi, e poi il secondo con le role che hai riportato.

Skill Resistenza Liv. 1 Non approvata, in attesa di materiale.






.elyah.
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:19
Punteggio attuale karma 7525.

Torno a richiedere nuovamente RESISTENZA +1, con le indicazioni datemi, posto una giocata dove Elyah, si tuffa nel lago per portar via Keyra dalle acqua, questa spero vada bene.

Un altro passo..

Grazie.
Merios
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:41
Dunque... bene molto meglio.



BG APPROVATO
SKILL CONOSCENZE STORICHE LIV I APPROVATA
SKILL CONOSCENZE RELIGIOSE LIV I APPROVATA
SKILL RESISTENZA LIV I APPROVATA
DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO:NEUTRALE/PURO

TERRE DI ORIGINE PRESENTI:DANIMARCA(CENSITO NEL CLAN NORDICO)

IL PG PARLA IL NORRENO E HA QUALCHE CONOSCENZA DEL LATINO.

STATUS:ETEROCROMIA E MISOFOBIA APPROVATA.

IL PG PARLA FRANCESE.

Buon Gioco [SM=g7566]
.elyah.
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:53
Velocissimo neppure il tempo di modificare il post!!
Grazie..
Avendo 7525 pt karma, e solo due skill approvate per il punteggio raggiunto me ne manca una.

Sottopongo questa giocata per SOTTERFUGIO +1:

I sogni son desideri

Grazie tantissimo.
Attendo ^^.
Merios
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:56
Almeno i responsabili modificano una volta sola ;)

ho seguito e già letto la role:

BG APPROVATO
SKILL CONOSCENZE STORICHE LIV I APPROVATA
SKILL CONOSCENZE RELIGIOSE LIV I APPROVATA
SKILL RESISTENZA LIV I APPROVATA
SKILL SOTTERFUGIO LIV I APPROVATA
DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO:NEUTRALE/PURO

TERRE DI ORIGINE PRESENTI:DANIMARCA(CENSITO NEL CLAN NORDICO)

IL PG PARLA IL NORRENO E HA QUALCHE CONOSCENZA DEL LATINO.

STATUS:ETEROCROMIA E MISOFOBIA APPROVATA.

IL PG PARLA FRANCESE.

Buon gioco [SM=g7566]




Scheda di gioco aggiornata
.elyah.
00sabato 26 febbraio 2011 02:22
Hola Moderatori XD
è passato parecchio dall'ultima richiesta di skill e quindi veniamo a noi:

Attuale punteggio Karma 12.623

Ho da colmare 2 step, ma per il momento chiedo solo una skill:

Conoscienze Naturali +1

MOTIVAZIONE:

Nelle giocate che porterò c'è tutta la motivazione ben spiegata, ma per essere più precisi:

Elyah è sempre stato un pg molto portato e particolarmente predisposto allo studio a ricercare e scoprire sempre cose nuove e a spaziare su più campi. Questo lo ha condotto ad accogliere l'idea di Keyra sulla magia, che gli ha consigliato di studiare le erbe e ad avere un'idea su quello che le piante possano e non possano fare/dare.

Eccole le giocate (la prima non è stata postata nella parte del forum per le approvazioni di skill perchè è stata fatta prima delle nuove cartelle, se lo ritenete necessario, la riposto li):

Role Uno: Il Primo Consilium
Role Due: La conoscienza dell'elfa
Role Tre: Tra ricerche e sospetti

Grazie in anticipo ^^.
mikyy=))
00domenica 27 febbraio 2011 21:44
Delle 3 giocate vanno bene le prime due, dato che assorbi nuove nozioni, quelle dove le inculchi ad altri pg non sono valide per farti fare il passaggio di step.

Ricapitolando:


BG APPROVATO

SKILL CONOSCENZE STORICHE LIV I APPROVATA
SKILL CONOSCENZE RELIGIOSE LIV I APPROVATA
SKILL CONOSCENZE NATURALI LIV I APPROVATA
SKILL RESISTENZA LIV I APPROVATA
SKILL SOTTERFUGIO LIV I APPROVATA

DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO:NEUTRALE/PURO

TERRE DI ORIGINE PRESENTI:DANIMARCA(CENSITO NEL CLAN NORDICO)
IL PG PARLA IL NORRENO E HA QUALCHE CONOSCENZA DEL LATINO.
STATUS:ETEROCROMIA E MISOFOBIA APPROVATA.
IL PG PARLA FRANCESE.



Scheda aggiornata.
Kubren
00martedì 14 febbraio 2012 19:59
Personaggio eliminato.
Ultimo punteggio di karma raggiunto: 17243.
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