CHEMOS [ASSENTE]

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Sleiv
00martedì 19 luglio 2011 19:50
Novizio

Chemos Navillis

Sangue: Novizio

Doni del sangue predominanti: Fisici.

Morto l'11 di Tinne.

Rinato la stessa notte come Falce Assassina dei Moth.

Figlio di Sleiv,Corvo Sfregiato dei Moth.

Skill Comuni: Combattimento Disarmato Liv.III

Skill di Razza: Dominio Liv.I,Veggenza Liv.I,Tenebra Liv.I,Vigore Liv.II,Celerità Liv.II,Istinto Liv.II.



***


Descrizione:
Capelli: Platino
Occhi: Azzurri
Altezza: 180 cm
Peso: 72,5 Kg.
Fisica: ''Questo fardello del tempo mi fa impazzire.'' [†] - 20 anni di vita, 20 anni di morte, impressi, che rimarranno in eterno. Porta con sé lo sfregio della dannazione: Un taglio nella carne che scende lungo il sopracciglio destro fino ad arrivare all'inizio della guancia sottostante. Fisico slanciato, compostezza che porta i segni della sua passata vita aristocratica. Ora segue l'aristocrazia della notte, e si muove fra le ombre, con quel gelo infinito che porterà sempre con sé...



***



BG DA UMANO:

Questa è una storia, non la Sua storia;
quella l’ha dimenticata, non gli appartiene più.
Si permette di ricordare solo il gusto dell’eccesso, il vizio sfrenato ed un tocco di lusso che si porta dietro, Senza spiegarsi il perché.
Prima di arrivare a questo punto però, raccontiamo la Storia.
Essa è fredda, Indotta forse… Rigettata per convenienza.

Premessa:

Russia del Nord, Terra del Lut’ak, 18 Inverni fa.
Ci troviamo nella Corte dei Navillis; aristocratica famiglia di buone maniere, bell’aspetto, religiosi, virtuosi, studiosi ed oratori. A primo impatto niente male, ma c’è qualcosa che sta sbocciando. Qualcosa che darà a questa bella famiglia uno sfondo tragico, drammatico, tanto da farla finire in un fiume di lacrime.
Syf Navillis,
Donna di carattere, altolocata, una bellezza che imprime il gusto del bello in ogni sua più dolce sfumatura.
Alta, slanciata, dai lineamenti definiti; una vera signora ed una sposa di buon gusto.
Non è nata in Russia, la sua terra d’origine non viene ricordata.
Ora è una Navillis, questo importa per Lord Amos, il più importante dell'omonima casata.
Quest’ultimo porta al petto lo stemma della sua famiglia, non lo copre né nasconde mai.
Tre lune alte sopra tre colline, una centrale e due ai lati speculari, questo è lo stemma, questo è il simbolo di corte.
Una famiglia forte e ramificata: tutti presenti e residenti nella lussuosa reggia nella fredda Russia del Nord.
Ognuno ricopre un ruolo, la reggia funziona come un piccolo paese autosufficiente; tutti lavorano e consumano quello che hanno prodotto. Le gerarchie sono minimizzate,i lavori ben assegnati e le decisioni rilevanti vengono prese dai più anziani della corte e da Lord Amos.
La famiglia cresce: le ultime nozze, quelle tra Amos e Syf, sono state brillanti e maestose, tra le migliori di quelle fredde terre del Nord.

Le Nozze:

Lei bella, bellissima!
Indossava un lungo abito color perla, floreale, preparato per l'occasione da cugine e parenti stretti che portano il nobile cognome.
Lui un vero e proprio Lord, mantello, vesti e colori nobiliari ed uno stocco dorato nel fianco che da secoli veniva tramandato da padre in figlio.
Uno stocco particolare, dorato nella lama e nero cromato nell’impugnatura; un oggetto di ottima forgiatura con su inciso il nome della casata: Navillis.
Tutto era pronto per un felice inizio, la corte e tutto il popolo delle terre del Luth’ak era accorso ad assistere alle grandi nozze di Lord Amos.

Un Dolce inizio:

Passò un anno da quel giorno perfetto,
Tutto andava come doveva andare nella corte e nelle terre del Luth’ak.
Niente barbari, nè epidemie, nè demoni. La casata era produttiva e pacifica come era sempre stata, piena dei suoi lussi e delle sue faccende.
Era tutto pronto per dare alla Luce un erede, ma dopo diversi tentativi ancora niente.
Amos non riusciva ad accettare questa lunga attesa.. Presto si scoprì che Syf forse, non avrebbe potuto avere bambini. Gli studi, le osservazioni dei saggi e dei medici di corte avevano dato quella nefasta notizia. Syf era disperata.. la colpa era sua; il suo sangue non apparteneva alla Russia.
Amos lasciava annunci, proposte, era pronto ad offrire oro in cambio a chiunque avrebbe trovato una soluzione. Non poteva interrompere il ciclo dei Navillis, non poteva essere l'artefice della fine della dinastia e ancor meno aveva intenzione di cedere la sua posizione lasciando che il figlio di qualcun'altro lo sostituisse dopo la morte.
Questi pensieri lo indussero a trovarsi un’altra donna alla svelta, ed abbandonare Syf.
Ma lei con quella bellezza estranea, non spariva dalla sua testa e l’idea che non potesse divenir lei la madre di suo figlio lo tartassava.
Passarono giorni, lunghissimi giorni, quando un anziano di corte, un vecchio a primo impatto un po' "rimbambito" ma col fascino dell’alchimia e della botanica, gli diede una notizia.
Esisteva un infuso speciale, magico si potrebbe dire. Un miscuglio di erbe ed altre sostanze organiche. Qualcosa di straordinario che avrebbe reso possibile la nascita di un erede.
Ormai senza speranze Amos accettò tempestivamente quella soluzione grigiastra ed invitò la sua sposa, la bella Syf, a tentare.
Così ingerì di fronte al Lord, nella sua stanza regale, quell’infuso maleodorante, e si strinsero subito in un amplesso infinito, pieno di speranze,ricco di amore.

La nascita:

Passarono i mesi e non vi furono cambiamenti, appariva inutile sperare ancora.
Ma, come per magia, qualcosa stava per sbocciare nel grembo di Syf.
Ebbene era proprio un bimbo, un maschio, esattamente ciò che serviva per far rifiorire quel matrimonio tanto incantevole.
La felicità ritornò nella grande Reggia e tutto il popolo cantò alla gioia di quell’erede.
I Navillis ebbero quello che tanto aspettavano, un figlio, un bel figlio maschio! Per la gloria della sua casata.
Davanti a tutto il popolo e la nobiltà venne innalzato al cielo: Chemos Navillis, "Figlio di Amos Navillis e Syf Navillis. Unico erede maschio che porterà avanti lo stemma della famiglia con grande rispetto ed onestà". Precisamente quelle doti fondamentali che prima avevano reso Amos un onesto benefattore, che in quei tempi sembrava un vero e proprio miraggio.

Chemos l’eletto. Il bambino prodigio:

Fin da bimbo, Chemos ricevette tutte le attenzioni necessarie e l’educazione per divenire un vero Uomo, un condottiero ed un Lord, fiero di portare lo stemma della nobile famiglia.
Da piccolissimo venne viziato e "sventolato" dai genitori e dall’intera corte come il miracolo dei Navillis.
Passò il tempo e il suo futuro doveva, come diceva Amos, essere il più brillante della storia.
Ebbe un’istruzione severa, gli veniva chiesto molto, troppo per un bambino della sua età. Aveva solo 8 anni.
Chiuso tra quelle mura gli era permesso giocare solo con gli altri bimbi della casata e solamente in occasioni speciali.
Doveva continuare gli studi e seguire tutte le sedute dove ai piccoli nobili venivano insegnate le maniere di un vero aristocratico.
Passarono gli anni ed il padre, cominciò ad essere ossessionato dal futuro del figlio; voleva il meglio, desiderava renderlo uguale a lui.
Forse questa ossessione sarà in futuro una fortuna per Chemos, reputato il figlio "perfetto" a soli 12 anni o, al contrario, inclinerà solo gli eventi e segnerà per sempre la storia dei Navillis..

L’Ossessione:

A 12 anni Chemos era sempre bello e bardato di vestiti e colori nobiliari e i suoi studi portavano risultati eccellenti.
I suoi modi gentili e composti lo elevarono ad una elite pregiata, degna di un vero e proprio aristocratico, che porta stretto al petto lo stemma della sua casata.
La mamma si preoccupava di infondere in lui i principi che non potevano mancare per rimanere in pace e farsi amare dal popolo e dalle altre famiglie nobili.
La corte lo apprezzava per ogni cosa e lo teneva sempre impegnato.
Cominciarono anche lezioni di combattimento; doveva prepararsi ad utilizzare lo Stocco Nobiliare un giorno e doveva saperlo usare coscienziosamente.
Veniva istruito contro manichini nella sala d’arme della reggia.
Seguì un corso bellico soprattutto per la difesa a mani nude ed il combattimento disarmato. Pronto a difendersi e a difendere chi avrebbe tenuto stretto. Bisogna crescere fisicamente oltre che in testa. E cosa c’era di un buon allenamento a mani nude? Le fondamenta di questa letale arte partono da lì, dal corpo stesso. In futuro arriverà la lama. Ma è la mano a fare la differenza, sempre.
Stremanti gli allenamenti con un susseguirsi di strategie teoriche e colpi di base come ganci, dritti, colpi bassi ecc...
Servivano le fondamenta per il confronto corpo a corpo senza l'ausilio di armi e quant'altro.

Ogni giorno studiava, si allenava, testava la sua educazione e partecipava a banchetti e cerimonie con i più alti nobili del lut’ak.
Tutto sembrava andare per il meglio ma, Chemos pian piano, cominciava ad isolarsi dagli altri bambini della sua età. Non aveva tempo per giocare; Amos non lo permetteva.
Egli pensava che far confondere il proprio figlio con gli altri non avrebbe forgiato quell’Uomo che sperava diventasse. Il bimbo intanto si ammutoliva, si isolava, non rideva più. Doveva studiare ed allenarsi, non c’era tempo.
Amos era impazzito per quel “miracolo”.
Passarono altri 2 anni e la madre Syf cominciò a capire che il comportamento di suo marito e le inclinazioni del figlio stavano per prendere una piega disastrosa.

La Madre. Syf:

Era stanca Syf, non era questo che un bimbo doveva meritarsi.
Non c’erano che i comandamenti del padre!
Chemos non rideva più, la madre se ne accorse, stava perdendo la gioia che contraddistingueva i suoi coetanei, che appartiene alla natura dei bambini.
Tutto quello studio di libri e scartoffie gli faceva male. Per non parlare di quegli sforzi e quelle mano sempre dolenti.
Si inventava che il figlio stava male, e lo portava nei campi a giocare e liberarsi delle imposizioni del padre e degli anziani della casata.
Un bel giorno la madre gli scrisse anche una dedica, gli disse: “Conservala come un tesoro, qui c’è un pò dell’amore che una madre può donare ad un figlio”.

<< A Chemos, Mio figlio:
Mai il sole riuscii ad illuminare così le mie giornate,
Ma il sole riuscii a scaldarmi così,
Mai il sole splendette così alto nel cielo, oltre i confini dell’immaginazione.
Mai prima che nascessi tu.. che sei un gioiello, un fiore!
Sei nato per portar luce nei miei giorni e portar orgoglio nella mia vita.
Splenderai come il sole, splenderai nel mondo.
Questo è il mio augurio più grande.
Syf. >>

Chemos si accorse che la madre era l’unica dalla sua parte e cominciò ad avere un pensiero ostile verso gli altri.
Quell’isolamento lo rese diverso.
Era un adolescente che parlava solo con la madre a cui regalava i suoi unici sorrisi.
Con il resto non riusciva a stare, era diventato troppo altolocato, non scendeva nemmeno più in mezzo al popolo.
Si coltivò così un odio verso il padre e una passione irrazionale per Syf.
Anche questo segnò la storia dei Navillis. Forse è proprio qui che tutto si inclinò in modo irreversibile.

La disgrazia:

Chemos aveva 17 anni, ormai era un ragazzo, era alto 1 e 80 cm, carnagione bianca tipica della terra Russa, fisico slanciato e tonico.
Capelli lunghi fino alle spalle, lisci e talmente biondi da sembrare bianchi, color platino.
Occhi azzurri sensibili e molto espressivi.
Un comportamento aristocratico, un vero nobile.
Bagaglio culturale sempre in continuo sviluppo ed una buona padronanza del fisico e delle braccia dati i suoi continui allenamenti a mani nude contro manichini e/o contro adulti più forti e resistenti.
Aveva un sorriso altezzoso, quello soppresso da bambino si trasformò in un artificio meccanico.
Continuava le sue lezioni ed i suoi allenamenti, tutto scorreva sempre e solo come Amos comandava.
Ma dentro cresceva l'odio e la gelosia per la madre, unica sua salvezza a quella vita imposta e tartassante.
Le sue scappate nei prati in fiore, per svagarsi un po’, e per trovare riposo a quel tempo costretto dal padre diventavano sempre più frequenti.
Tanto che non poteva più accettare il padre-padrone e le sue decisioni.
Non sopportava più quella vita, non sopportava più nessuno.
Voleva solo stare con la madre, voleva averla solo per lui.
Fu proprio a causa di quelle convinzioni che compì un atto per sperare di allontanare per sempre Amos dalla sua vita e da quella di sua madre.
Voleva essere lui il lord. Ma a modo suo.
Si sentiva protetto a tal punto da permettersi di togliere di mezzo il padre. Convinto che tutti avessero accettato il suo gesto, anche Syf, sua madre,la quale abbraccerà il figlio a tal punto da unirsi a lui. Il suo sogno continuo.
In Estate, quando in Russia si alzava di qualche grado la temperatura il padre si dilettava a seguire escursioni naturaliste in alcuni accampamenti all’esterno delle mura.
Fu proprio in una notte di quelle che Chemos decise di seguirlo per tracciare la zona dove avrebbe passato la notte in tenda con 2 dei suoi fidati amici/cavalieri.
Una notte stellata, dove la Luna era piena e invitava tutte le peggiori bestie notturne ad ammirarla.
Chemos scappò dal palazzo in preda ad una follia che stava per raggiungere l’apice, coperto da un lungo mantello nero e con una torcia infuocata, nel sonno dei 2 e del padre, decise di bruciare tutto, per ucciderli nel sonno. Li lasciò ardere nelle fiamme e tra le urla rimase a guardare, seduto a terra sorridente, come non era mai stato.
Si era compiuta così la follia di Chemos che tornò a palazzo la notte stessa. Seguito dalla sua ombra che ormai era parte di lui.
Andò in camera della madre, la svegliò e le disse che era libera, ed ora aveva un nuovo Signore.
Gli raccontò che ormai Amos era all’inferno e che avrebbe preso lui, prima del tempo, tutta la casata in mano.
Si lanciò a cercare le labbra della madre, l’unica che da bimbo lo cullò e lo trattò come si meritava.
Ma Syf, terrorizzata urlo ed allontanò Chemos.
La reazione di lui fu impulsiva, letale; non accettò il rifiuto e vedere quel suo sogno maligno infranto.
Lei si scansò e gli puntò il dito contro urlando a squarcia gola.
Egli si attaccò dunque al collo di Syf per soffocarla e farla tacere per sempre.
Le sue mani strinsero la gola della madre fino a quando le sue pupille non si bloccarono e ritrassero il volto della morte.
Lei cascò ai piedi di Chemos, soffocata e viola alla gola.
Preso dalla paura cominciò ad avere una crisi isterica.
Lasciò cadere le torce del corridoio nelle stanze vicino, e nelle stalle. Diede fuoco a tutto e scappo via senza una metà, senza un perché.
Poi cadde a terra, distante dal palazzo in fiamme.
I sensi si lasciarono andare e la follia si elevò da terra.
L’impulso del male lo avevo colto, segnato.
La sua testa dolente precipitò a terra seguita dalla spinta di tutto il corpo.
Un tonfo nel vuoto; del sangue nel buio. Gli occhi aperti senza vita.
Ma non era morto…
Era morto il bambino prodigio, era morto il figlio mai nato.
Era morto il sogno ed è nata finalmente quella pro-genia magica che non avrebbe dovuto nascere.

Una voce dal profondo:

Chemos,
dove andrai quando riaprirai gli occhi?
Ricorderai tutti il male che hai fatto?
Ricorderai te stesso?
Porti con te solo uno stemma ed uno stocco dorato.
Nelle tasche forse c’è qualcosa, ma non ti servirà a niente.
Anzi sarà la tua ossessione più grande.
Ora sei Nato per la seconda volta.
Svegliati subito, ti prego!



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