“
E tu cosa hai fatto? Le hai parlato … gli hai chiesto il suo nome … insomma ti sei avvicinato o sei rimasto impalato ad accarezzare il tuo cavallo?”
Bereal guardò il fratellino con aria divertita
“
Falstaff, il mio cavallo si chiama Falstaff … è una bestia meravigliosa, ti piace?”
Fereal sbuffò impaziente
“
Si, si … mi piace, ma non cambiare discorso! T’ho chiesto di raccontarmi cosa hai fatto … se le hai parlato o no!”.
Il bardo fece un ampio sorriso
“
Va bene, va bene … ma lo sai che sei curioso?! Comunque, si, le ho parlato … ho parlato con Kora”
MESI PRIMA …
Erano settimane che non riusciva a pensare ad altro.
Aveva messo in un angolino nascosto della sua mente tutte le vicende capitategli in quegli ultimi nove anni: la fuga da suo padre, il periodo vissuto a Tharbad, gli splendidi anni nel Regno di Gondor, l’amore impossibile e l’allontanamento da ciò che lo aveva “ucciso dentro”, il ritorno a Tharbad, il viaggio verso Nord, il suo “incidente” e la conseguente cecità, le cure di quelle creature che in seguito scoprì essere gli Elfi del Bosco, l’incantevole Glinlind … e poi di nuovo l’amore e il dolore … e di nuovo in viaggio!
Aveva riposto in uno spazio remoto tutti i suoi ricordi e non faceva altro che pensare a quei versi.
Quei versi apparsi per la prima volta in sogno e poi, in seguito, ovunque entrasse in contatto con la natura: mentre ascoltava lo scorrere di un fiume o il vento tra le fronde degli alberi o la pioggia insistente sul suo cappuccio e sul terreno ormai zuppo …
Ovunque andasse c’erano quei versi:
Troverai…RUNE!…
…Possenti segni…
…Vittoriosi segni….
Che colorò il Vate possente,
Cui diedero forma gli Dei Potenti e
Incise il Dio che tra gli Dei Urla...
Aveva provato innumerevoli volte a metterli in musica. Per un Bardo abile come lui non sarebbe dovuto essere un problema e invece … non riusciva a trovare le note giuste! Ogni volta che sembrava vicino alla melodia perfetta tutto svaniva … era frustrante!
E poi … cosa significavano quei versi?
Perché lo stavano tormentando in quel modo?
Perché stava cercando la giusta melodia e, soprattutto, perché non riusciva a trovarla?
Le sue peregrinazioni lo avevano portato in un piccolo villaggio e da qualche giorno alloggiava in una locanda gestita da una cordiale, gentile ed affettuosa coppia di anziani coniugi.
Quella mattina aveva deciso di andare al piccolo fiume, nonostante la rigida temperatura, con il suo strumento musicale preferito per cercare l’ispirazione e magari comporre una melodia.
Era quasi pronto: si era lavato, aveva legato i capelli in una lunga coda, stava per afferrare il suo strumento a corde preferito quando …
“
E’ lei!” pensò “
E’ la musica che sto cercando”
Una voce (sicuramente femminile), proveniente da fuori, stava intonando delle note, una musica … e per Bereal fu un’illuminazione! Era la melodia che stava cercando da diverse settimane!
Ma chi era che stava canticchiando?
Corse ad affacciarsi alla finestra della sua stanza (posta al primo piano) e … non riuscì a vedere nulla. Scopri, però, che la voce proveniva dalle stalle sottostanti.
Dimenticò il suo strumento, si precipitò fuori dalla stanza, scese con pochi e lunghissimi balzi le scale che portavano alla sala comune della Locanda …
“
Bereal, figliolo, ti stavo cercando. Volevo dirti che …”
Era l’oste che, vedendolo apparire di corsa, lo aveva intercettato per chiedergli qualcosa
“
Non ora … io … scusatemi ho una cosa urgente da fare … perdonatemi …”
Il Bardo uscì velocemente dalla locanda
“
Benedetto figliolo … è tanto bravo quanto strano … ed io che volevo solo chiedergli se … mmm … non importa, glielo chiederò più tardi”.
Bereal corse fino all’ingresso della stalla, si fermò prima di entrare, si ricompose, riprese fiato, sistemò le sue vesti ed entrò.
All’interno scorse subito la figura di una giovane donna, abbigliata con comode e pratiche vesti, probabilmente reduce da un lungo viaggio. Dai lineamenti del viso dedusse le sue origini: veniva da Sud, dal Regno di Gondor, ne era sicuro!
Stava provvedendo a sistemare il suo cavallo e non si degnò di girarsi.
Il Bardo si schiarì la voce, poi si avvicinò lentamente al suo cavallo, Falstaff, ed iniziò a fingere di occuparsi della bestia.
Passarono alcuni istanti … la ragazza stava mal celando la sua indifferenza e a quel punto Bereal decise di rompere il silenzio:
“
Permettetemi di presentarmi, mia signora. Mi chiamo Bereal e sarebbe un onore per me conoscere il vostro nome”.
Disse queste parole mentre, incrociando le braccia sul petto, ovvero utilizzando il classico saluto degli Uomini di Gondor, i Nùmenòreani, si inchinò lievemente.
“
E lei? Cosa ti ha detto …”
Fereal lo aveva interrotto ed ora, con gli occhi sgranati e con una buffa espressione incuriosita sul volto, gli stava chiedendo animatamente di proseguire il racconto.
Bereal sorrise al fratellino e continuò
“
Si, Kora mi ha risposto. L’ho invitata ad assistere allo spettacolo che avrei tenuto quella sera in locanda e …”
Fereal parve sorpreso
“
Ma non le hai detto nulla della canzone? Lei stava cantando la canzone che cercavi da settimane e tu non le hai detto niente!”
Bereal si finse offeso
“
E tu al posto mio cosa avresti fatto? Le avresti raccontato tutto e subito? Eh no … ci vuole tempo per certe cose, fratellino! Tempo e diplomazia! Bisogna utilizzare bene le parole … ed io sono un artista della parola … quindi …”
Fereal a quel punto sembrava davvero divertito
“
Si … un’artista della parola che rimane senza parole” e scoppio in una sonora e sincera risata alla quale, dopo poco, si unì anche il fratello maggiore.
MESI PRIMA …
Aveva dato appuntamento a Kora per ora di cena, in locanda.
Aveva nuovamente evitato l’oste che per la seconda volta aveva cercato di fermarlo per parlargli.
Era tornato di corsa nella sua stanza, preso il suo miglior strumento a corde e precipitato al vicino fiume (lo scorrere dell’acqua, da sempre, gli forniva la giusta ispirazione) per suonare un po’ e trovare la concentrazione in previsione della serata.
Fu interrotto dopo alcune ore dall’arrivo della moglie dell’oste che, gentilmente, gli aveva portato qualcosa di caldo da mangiare (Bereal, abituato alle rigide temperature del Nord, e perso nei suoi arpeggi, non si era reso conto di aver trascorso buona parte della giornata fuori dalla locanda, in riva al fiume, a suonare).
Rientrò in taverna ad ora di cena, l’oste riuscì finalmente a parlargli (dopo i due tentativi della mattina andati a vuoto) e gli chiese di suonare, per quella sera, qualcosa di nuovo, di diverso.
“
Buon uomo … sono giorni che mi esibisco in questo posto e in realtà Voi non mi avete mai sentito Suonare!”
L’oste parve non capire e assunse un’espressione confusa.
“
Stasera, per la prima volta, io Suonerò e Canterò”
Si voltò e si precipitò, di corsa, nella sua stanza.
“
Come sarebbe a dire che non ha mai cantato ne suonato … ma se sono giorni che lo fa … bah … che strano figliolo!”
Bereal, nella sua stanza, si preparò.
Scese nella sala comune (volontariamente) in ritardo.
La stanza era piena e la gente, ormai soddisfatta dal cibo e dalle bevande, stava rumorosamente chiamando (ed acclamando) il Bardo.
Bereal attese che nella sala scese il silenzio assoluto.
Si sedette ed iniziò a Suonare (ma non a Cantare).
Il suo pubblico, dopo diversi minuti, era totalmente rapito … aveva la loro completa attenzione! In quel momento iniziò anche a cantare e proseguì a lungo per oltre un’ora.
Finalmente soddisfatto, decise di concludere la serata suonando la più bella canzone insegnatagli (anni prima) dagli Elfi del Bosco, cantando quindi nel linguaggio chiamato “Sindarin”, e dedicando ogni singola parola (e nota) a Kora, seduta in disparte in una angolo della locanda.
Volse, quindi, la sua attenzione alla giovane donna incontrata quella mattina ed iniziò.
Quello che accadde in seguito ebbe dell’incredibile!
[Modificato da Admin-Geko 28/10/2004 15.30]